Elvira Notari, “La marescialla” del cinema italiano.

04.09.2023

Una vera primadonna italiana è sicuramente Elvira Notari. È lei infatti la prima donna regista italiana, la prima in assoluto, e una delle prime della storia del cinema in generale.

Elvira nasce a Salerno nel 1875, ma nel 1902 si trasferisce con la famiglia a Napoli. Qui incontra e sposa Nicola Notari, ex pittore specializzato nella coloritura di pellicole fotografiche. Nel 1903, suo marito acquistò una cinepresa in legno con un'autonomia di 10 metri di pellicola. Entusiasta Elvira iniziò a sperimentare, aiutata nella parte tecnica da Nicola. Cominciò con riprese di panoramiche di Napoli e Capri. Ma ben presto capì il potenziale di quel mezzo, intuì che poteva raccontare delle storie. Le sue storie.

Comincia così a produrre documentari e cortometraggi. Fonda con il marito la Film Dora, che prendeva il nome da una delle figlie e che divenne poi la Dora Film, quando iniziò a produrre lungometraggi. La Dora Film divenne una delle più importanti case di produzione cinematografica dell'epoca, fino a quando, negli anni dell'ascesa fascista, cominciò ad essere molto osteggiata e fu costretta ad approdare sul mercato americano.

Il motivo di tanta avversione in patria in quegli anni era dato proprio dal tipo di racconto che la Notari portava avanti nei suoi film: fu infatti la prima in Italia a credere che il cinema potesse avere una valenza sociale importante. In una scena dominata esclusivamente da personaggi maschili, Elvira Notari portò alla luce invece eroine dai bassifondi, refrattarie alle regole sociali, prorompenti e anticonformiste. Il suo cinema puntava i riflettori sulle periferie napoletane, sulla povertà più indecente e nera. Un mondo senza filtri, quello di Elvira Notari, nel quale la verità è la sola protagonista, con le sue regole e le sue ingiustizie, i suoi dolori.

I suoi film raccontavano storie di vita e malavita, che anticipano la successiva cinematografia del Neorealismo, portando l'attenzione sulle storie della gente comune, immersa in ambienti disastrati e raccontata attraverso il contributo di attori non professionisti.

La Notari fu anche pioniera di una tecnica tutta nuova per la colorazione della pellicola, fatta integralmente a mano, che associava la sfera emotiva dello spettatore a una serie di pigmenti, per cui a ogni colore era associato uno stato d'animo. Inoltre ricercava una recitazione diretta e sincera e, grazie a lei, esordirono come attori tanti ragazzi e ragazze dei quartieri popolari di Napoli come Tina Pica.

Fu un'autrice progressista, rivoluzionaria. Nel suo cinema, le donne sono personaggi dalle tante sfumature, spesso madri forti e ragazze coraggiose, decise a ribellarsi a una società che ne reprime gli istinti sessuali, anche a costo della propria stessa vita. Un esempio è sicuramente È piccerella del 1922, in cui una donna sceglie di dividersi tra due diversi corteggiatori, senza dover per forza sceglierne uno.

Elvira Notari pretendeva molto da chi lavorava con lei e per questo venne soprannominata "la marescialla". Autoritaria, stakanovista e pignola, faceva ripetere le scene fino allo sfinimento. Cercava la perfezione, perché sapeva bene che nei film muti, l'espressione del volto era tutto e andava enfatizzata al massimo. Racconta il nipote Armando Notari: "Come regista, mia zia Elvira era severissima, addirittura pignola. Non esitava a far ripetere le scene che non le erano piaciute [...], esigeva lacrime vere [...] e perciò prima di ingaggiare un attore, si informava sulle sue vicende familiari. [...] era venuta a conoscenza, per esempio, che un attore era orfano? Ebbene, lei gli parlava del padre".

Per ottenere questo tipo di recitazione la Notari aprì anche una Scuola di arte cinematografica, dove insegnava una recitazione naturalistica, senza gli eccessi di pathos che erano consoni al gusto del pubblico dell'epoca, utilizzando invece un metodo espressivo basato sulla dimensione psicologica dei personaggi.

Mostrava quello che nessuno aveva il coraggio di mostrare: corpi martoriati e sofferenti ma anche, aspetto altrettanto inedito per l'epoca, il desiderio femminile. In generale, tutto il cinema di Elvira Notari è pieno di riferimenti alla condizione delle donne di quel tempo ed è pieno di personaggi femminili.

Tutte le sue pellicole vennero molto apprezzate da un pubblico popolare, che si riconosceva nei personaggi: si rivelarono fondamentali ad esempio per far mantenere le radici agli emigranti italiani in America, poiché, attraverso i film, rivivevano l'atmosfera dei luoghi in cui erano cresciuti.

Tuttavia con l'avvento del sonoro e l'ascesa del fascismo, tutto cambiò. I coniugi Notari furono enormemente avversati dalla censura e dalle pressioni dei burocrati del partito: non si poteva dare all'estero l'immagine di un Paese tanto povero e tanto misero, mentre il fascismo stava facendo di tutto per esportare l'idea di un'Italia forte e in grado di rinverdire i fasti dell'impero romano. Nel 1930 quindi la Dora Film chiuse ed Elvira Notari smise di fare la regista.

Di tutta la produzione dei Notari (oltre 60 lungometraggi) oggi restano tre film conservati nella Cineteca nazionale di Roma: E' piccerella (1922), 'A santanotte (1922), Fantasia 'e surdate (1927).

Morì nel 1946 a Cava dei Tirreni, dove si era ritirata con la famiglia durante la seconda guerra mondiale.

La rilevanza storica di Elvira Notari per il cinema italiano è simile a quella di Alice Guy-Blaché (1873 - 1968), che è stata tra le prime donne a dirigere e possedere il proprio studio di posa: The Solax Company e che Introdusse nel mondo del cinema il concetto dell'essere naturale. "Be Natural", il suo motto, trasformò il mondo del cinema.

Elvira Notari comunque ha per la storia del cinema un'importanza massima, a lei si deve l'invenzione di un linguaggio filmico e nuovo, in cui le donne sono rappresentate in tutte le loro sfaccettature psicologiche, persino quelle più violente o peccaminose, in tempi in cui le donne erano sottomesse agli uomini sotto ogni aspetto.

Barbara Simona Gottardi