La mia prefazione alla silloge poetica "Brucia" scritta dall'autrice e blogger Laura Mancini

03.09.2023

Prefazione

Quando Laura Mancini mi ha chiesto di scrivere la prefazione della sua raccolta poetica mi sono sentita entusiasta e al contempo ansiosa, comprendendo immediatamente quanto sia complesso presentare una silloge, che per sua natura è un viaggio nell'animo e nelle esperienze vissute di chi la scrive.

Cercherò dunque di interpretare e raccontare brevemente gli stati d'animo che si palesano attraverso i versi dell'autrice rivelando ciò che ho provato leggendoli.

Scriveva Edmund Burke La poesia è l'arte di dare sostanza alle ombre e sono proprio le ombre dell'anima che prendono forma in queste intense poesie.

Ciò che ci colpisce non è solo la quantità dei tumulti del cuore in essa palesemente espressi, ma l'incisività comunicativa e autentica che ci rapisce parola dopo parola, verso dopo verso. Il linguaggio schietto ed immediato con cui l'autrice si spoglia di qualsiasi reticenza e mette a nudo il suo cuore è in grado di rinnovare sentimenti, di richiamare alla memoria esperienze vissute e di rendere consapevoli del proprio corpo, del sangue che scorre nelle vene, in una sorta di catarsi che spinge a leggere tutte le poesie una dopo l'altra, tutte d'un fiato.

Un elemento ricorrente percorre quasi tutte le poesie della raccolta: l'acqua. La ritroviamo nelle lacrime per un amore finito, come in Angelo, nella fredda pioggia invernale che cadenza un esausto travaglio del cuore, come in Non gridare, nelle onde del mare che cancellano i ricordi a cui si cerca di dare forma, come in Cuore di sabbia. Fremiti sensuali e intensi pervadono tutta la poesia e a volte si trasformano in fantasie erotiche, in cui perdersi, a volte cullano la mente, allontanandola dall'inverno del cuore, fino a portare l'autrice ad interrogarsi se sia mai possibile l'esistenza de L'amore eterno. Già, perché è proprio l'altalenante impeto amoroso a scandire l'andamento dei giorni assolati o di quelli in cui il freddo prende il sopravvento.

Metafore dunque, che mettono in continua corrispondenza il travaglio interiore con ciò che accade fuori.

Le poesie di Laura Mancini divengono in questo senso, come si era accennato nell'incipit di questa prefazione, una sorta di diario di viaggio all'interno del cuore, un vagabondaggio interiore ed autobiografico, che evidenzia alcune tappe sentimentali importanti con cui ognuno di noi in qualche modo si è confrontato e attraverso le quali ha sperimentato ed imparato l'amore.

Un'analisi sottile delle proprie emozioni, portata avanti con tutta la schiettezza e la trasparenza di un'anima che vive e accoglie con pienezza le realtà quotidiane. Una scrittura ricca di immagini e ambientazioni, che trasportano immediatamente il lettore a respirare le stesse gioie o paure, le stesse speranze o incertezze, provate dall'autrice, insieme a lei, nei continui contrasti dei suoi versi, nell'oscillazione costante del proprio sentire, nelle sue descrizioni che sono il ritmico respiro stesso della sua anima.

Per questa ragione non vi è nella raccolta uno stile unico del verso, essa non è infatti un esercizio poetico, ma la strada impervia su cui cammina lo spirito: il verso cioè è il mezzo per percorrere questa strada e si presenta forte e immediato, così come ogni attimo viene sentito e vissuto.

Barbara Simona Gottardi